martedì 22 dicembre 2009

sabato 19 dicembre 2009

Natività, Giotto

Nativity

Immensity cloistered in thy dear womb,
Now leaves his welbelov'd imprisonment,
There he hath made himself to his intent
Weak enough, now into our world to come;
But Oh, for thee, for him, hath th'Inne no roome?
Yet lay him in this stall, and from the Orient,
Stars, and wisemen will travel to prevent
Th'effect of Herod's jealous general doom;
Seest thou, my Soul, with thy faith's eyes, how he
Which fills all place, yet none holds him, doth lie?
Was not his pity towards thee wondrous high,
That would have need to be pitied by thee?
Kiss him, and with him into Egypt goe,
With his kind mother, who partakes thy woe.
John Donne

Natività
Immensita claustrata nel tuo caro ventre,
ora lascia la sua prigionia tanto amata,
lì ha fatto se stesso intenzionalmente
abbastanza debole per venire, ora, nel nostro mondo;
ma oh, per te, per lui, non ha stanze la locanda?
Eppure posalo in questa stalla, e dall'oriente
stelle e saggi viaggeranno per impedire
l'effetto della gelosa universale condanna di Erode.
Vedi tu, anima mia, con gli occhi della tua fede, come giace colui
che riempie ogni luogo, eppur nessuno lo contiene?
Non fu la sua pietà per te meravigliosamente alta
da aver bisogno di ricevere pietà da te?
Bacialo, e con lui và in Egitto
con la madre gentile, che partecipa dl tuo dolore.

venerdì 4 dicembre 2009

L'istante è come l'Avvento, poiché l'istante non è ancora il compimento. E se è già compiuto, perché Cristo è venuto, se l'istante porta nel suo grembo un "già", anche in questo senso è ancora attesa del compimento, o meglio, è attesa che si manifesti ciò che è già avvenuto, e che esso porta nel suo grembo.
La parola più amica dell'istante, perciò, è la parola "Avvento". E il sentimento che domina l'istante e lo fa diventare ricco di pace, carico di vigilanza e produttivo, è proprio l'attesa.

Don Giussani

domenica 29 novembre 2009

"E' questo immortale istinto del bello che ci fa considerare il mondo e tutte le sue bellezze come un riflesso, come una corrispondenza del cielo. La sete inestinguibile di tutto ciò che è al di là, e che rivela la vita, è la prova più viva della nostra immortalità. Con la poesia e insieme attraverso la poesia, con la musica e attraverso la musica, l'anima intuisce la luce che splende al di là della tomba; e quando una poesia perfetta fa nascere le lacrime agli occhi, queste lacrime non sono segno di una eccessiva gioia, ma piuttosto indice di una malinconia esasperata, di una esigenza nervosa, di una natura esiliata nell'imperfetto che bramerebbe possedere subito, in questo mondo, un paradiso rivelato."


C. Baudelaire, da Art Romantique

mercoledì 25 novembre 2009

"Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini per raccogliere la legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito".

Antoine de Saint Exupèry

venerdì 20 novembre 2009


"Narrasi a questo proposito un molto curioso aneddoto. Il consiglio legislativo della Cisalpina, di cui Parini era membro, teneva la sua adunanza nello stesso luogo dove siedeva l’antica Cameretta e dov’eravi un gran crocifisso, che un giorno alcuno di quegli esaltati repubblicani fece levar via. Giunto Parini e non vedendo più il crocifisso chiese fieramente ai colleghi: dov’è il cittadino Cristo? Al che eglino, ridendo e motteggiando, risposero averlo fatto riporre altrove perché non aveva più nulla a fare colla nuova repubblica. Ma l’austero poeta soggiunse: ebbene, quando non c’entra più il cittadino Cristo non c’entro più nemmen’io. E si dimise immediatamente dal suo ufficio".


Vincenzo Monti, In morte di Lorenzo Mascheroni, 180

giovedì 19 novembre 2009

Per Caterina e per noi
Posted: 18 Nov 2009 09:45 AM PST

Da oggi 18 novembre inizia la novena per la festa della Medaglia miracolosa (27 novembre) che ricorda le meravigliose apparizioni (avvenute a Rue du bac, Parigi) della Santa Vergine a Caterina Labouré, suora di 24 anni oggi proclamata santa.Caterina in particolare ha raccontato questo significativo colloquio:
“Ad un tratto, le dita della SS. Vergine si riempirono di anelli ricchi di pietre preziose bellissime che scintillavano come raggi lucenti. La luce che ne usciva avvolgeva la Santa Vergine in modo che non si vedevano più né l’ultimo lembo della veste, né i piedi, Le gemme erano di varia grossezza e i fasci di luce che ne uscivano più o meno splendenti. … E la voce dolcissima aggiunse: >. E poiché la veggente si meravigliava del fatto che alcune di queste pietre preziose non rilucevano, le fu risposto: >.

Noi vogliamo invece approfittare di questo straordinario soccorso della Madre di Dio, nostra tenera Madre. Vi propongo dunque di fare insieme questa novena a partire da oggi.Io l’ho già iniziata per Caterina e insieme possiamo farla per tutti i vostri malati e per la nostra conversione.

NOVENA ALLA MEDAGLIA MIRACOLOSA
O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.
Recitare il Salve Regina
Ripetere: O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a te!
O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Recitare il Salve Regina
Ripetere: O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a te!
O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Recitare il Salve Regina
Ripetere: O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a te!
Per sapere di più su Rue du bac vedi il sito del santuario:http://www.chapellenotredamedelamedaillemiraculeuse.com/ -La novena significa che questa preghiera va ripetuta per nove giorni. Al termine, il 27 novembre, faremo insieme la Supplica all’ora desiderata dalla Madonna.
Se qualcuno non crede che la preghiera sia un’arma formidabile legga le parole di Gesù stesso:
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 18,1-8. Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:«C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi».E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Sono parole di Gesù stesso! Parole che non passano! Parole certissime in eterno! Ma i nostri santi ci hanno ripetuto per secoli tutto questo.Sentite il Santo Curato d’Ars che il Papa ha indicato come esempio in questo anno sacerdotale:“c’è un uomo più potente di Dio. E’l’uomo che prega”.“La preghiera è onnipotente presso Dio. Dio si conquista facilmente con la preghiera. E’ impossibile che Egli possa rifiutarci ciò che li chiediamo nella preghiera” Dunque forza amici carissimi!!!! Con tutto il cuore, con tutti noi stessi, offrendo noi stessi alla costruzione del Suo Regno, facciamo sì che le nostre preghiere struggano il Cuore di Dio, nostro tenerissimo Padre!!!!

Antonio Socci

domenica 15 novembre 2009

"Del resto noi preghiamo anche se la verità stessa dice: il padre vostro sa cosa vi occorre prima ancora che glielo domandiate. Noi dunque riveliamo la nostra disposizione d'animo nei tuoi confronti confessando le nostre miserie e i doni della tua misericordia, perché tu porti a compimento la nostra liberazione, visto che le hai dato principio, perché cessi la miseria che troviamo in noi e cominci la felicità d'essere in te."

S.Agostino (Confessioni)

giovedì 12 novembre 2009

A proposito della sentenza della Corte europea sui crocifissi
UNA PRESENZA IRRIDUCIBILE

La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo contro i crocifissi nelle
aule scolastiche ha suscitato una vasta eco di proteste: giustamente quasi
tutti gli italiani - l’84%secondo un sondaggio delCorriere della Sera - si sono
scandalizzati della decisione.
«E voi chi dite che io sia?». Questa domanda di Gesù ai discepoli ci raggiunge
dal passato e ci sfida ora.
Quel Cristo sul crocifisso non è un cimelio della pietà popolare per il quale
si può nutrire, almassimo, un devoto ricordo.
Non è neppure un generico simbolo della nostra tradizione sociale e
culturale.
Cristo è un uomo vivo, che ha portato nelmondo un giudizio, una esperienza
nuova, che c’entra con tutto: con lo studio e il lavoro, con gli affetti
e i desideri, con la vita e lamorte. Un’esperienza di umanità compiuta.
I crocifissi si possono togliere, ma non si può togliere dalla realtà un
uomo vivo. Tranne che lo ammazzino, come è accaduto: ma allora è più
vivo di prima!
Si illudono coloro che vogliono togliere i crocifissi, se pensano di contribuire
così a cancellare dallo “spazio pubblico” il cristianesimo come esperienza
e giudizio: se è in loro potere -ma è ancora tutto da verificare e noi
confidiamo che siano smentiti - abolire i crocifissi, non è nelle loromani togliere
dei cristiani vivi dal reale.
Ma c’è un inconveniente: che noi cristiani possiamo non essere noi stessi,
dimenticando che cos’è il cristianesimo; allora difendere il crocifisso sarebbe
una battaglia persa, perché quell’uomo non direbbe più nulla alla nostra vita.
La sentenza europea è una sfida per la nostra fede. Per questo non possiamo
tornare con tranquillità alle cose solite, dopo avere protestato scandalizzati,
evitando la questione fondamentale: crocifisso sì, crocifisso no, dov’è
l’avvenimento diCristo oggi?O, detto con le parole diDostoevskij: «Un
uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla
divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?».

Comunione e Liberazione
Novembre 2009.

venerdì 6 novembre 2009

Quei muri appesi ai Crocefissi…

Gesù è stato giudicato – duemila anni fa – dalle varie magistrature del suo tempo. E sappiamo cosa decise la “giustizia” di allora.

Oggi la Corte europea di Strasburgo ha emesso una sentenza secondo cui lasciare esposta nelle scuole la raffigurazione di quell’Innocente massacrato dalla “giustizia umana” viola la libertà religiosa.

E’ stato notato che semmai il crocifisso ricorda a tutti che cosa è la giustizia umana e cosa è il potere ed è quindi un grande simbolo di laicità (sì, proprio laicità) e di libertà (viene da chiedersi se gli antichi giudici di Gesù sarebbero contenti o scontenti che una sentenza di oggi cancelli l’immagine di quel loro “errore giudiziario” o meglio di quella loro orrenda ingiustizia).

Ma discutiamo pacatamente le ragioni della sentenza di oggi: il crocifisso nelle aule, dicono i giudici, costituisce “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione alla “libertà di religione degli alunni”.

Per quanto riguarda la prima ragione obietto che quel diritto dei genitori è piuttosto leso da legislazioni stataliste che non riconoscono la libertà di educazione e che magari usano la scuola pubblica per indottrinamenti ideologici.

La seconda ragione è ancor più assurda. Il crocifisso sul muro non impone niente a nessuno, ma è il simbolo della nostra storia. Una sentenza simile va bocciata anzitutto per mancanza di senso storico, cioè di consapevolezza culturale, questione dirimente visto che si parla di scuole. Pare ignara di cosa sia la storia e la cultura del nostro popolo.

Per coerenza i giudici dovrebbero far cancellare anche le feste scolastiche di Natale (due settimane) e di Pasqua (una settimana), perché violerebbero la libertà religiosa.

Stando a questa sentenza, l’esistenza stessa della nostra tradizione bimillenaria e la fede del nostro popolo (che al 90 per cento sceglie volontariamente l’ora di religione cattolica) sono di per sé un “attentato” alla libertà altrui.

I giudici di Strasburgo dovrebbero esigere la cancellazione dai programmi scolastici di gran parte della storia dell’arte e dell’architettura, di fondamenti della letteratura come Dante (su cui peraltro si basa la lingua italiana: cancellata anche questa?) o Manzoni, di gran parte del programma di storia, di interi repertori di musica classica e di tanta parte del programma di filosofia.

Infatti tutta la nostra cultura è così intrisa di cristianesimo che doverla studiare a scuola dovrebbe essere considerato – stando a quei giudici – un attentato alla libertà religiosa. In lingua ebraica le lettere della parola “italia” significano “isola della rugiada divina”: vogliamo cancellare anche il nome della nostra patria per non offendere gli atei? E l’Inno nazionale che richiama a Dio?

Perfino lo stradario delle nostre città (Piazza del Duomo, via San Giacomo, piazza San Francesco) va stravolto? Addirittura l’aspetto (che tanto amiamo) delle vigne e delle colline umbre e toscane – come spiegava Franco Rodano – è dovuto alla storia cristiana e ad un certo senso cattolico del lavoro della terra: vogliamo cancellare anche quelle?

Ma non solo. Come suggerisce Alfredo Mantovano, “se un crocifisso in un’aula di scuola è causa di turbamento e di discriminazione, ancora di più il Duomo che ‘incombe’ su Milano o la Santa Casa di Loreto, che tutti vedono dall’autostrada Bologna-Taranto: la Corte europea dei diritti dell’uomo disporrà l’abbattimento di entrambi?”

Signori giudici, si deve disporre un vasto piano di demolizioni, di cui peraltro dovrebbero far parte pure gli ospedali e le università (a cominciare da quella di Oxford) perlopiù nati proprio dal seno della Chiesa?

Infine (spazzata via la Magna Charta, san Tommaso e la grande Scuola di Salamanca) si dovrebbero demolire pure la democrazia e gli stessi diritti dell’uomo (a cominciare dalla Corte di Strasburgo) letteralmente partoriti e legittimati (con il diritto internazionale) dal pensiero teologico cattolico e dalla storia cristiana?

La stessa Costituzione italiana – fondata sulle nozioni di “persona umana” e di “corpi intermedi” (le comunità che stanno fra individui e Stato) – è intrisa di pensiero cattolico. Cancelliamo anche quella come un attentato alla libertà di chi non è cattolico?
E l’Europa? L’esistenza stessa dell’Europa si deve alla storia cristiana, se non altro perché senza il Papa e i re cristiani prima sui Pirenei, poi a Lepanto e a Vienna, l’Europa sarebbe stata spazzata via diventando un califfato islamico.


Direte che esagero a legare al crocifisso tutto questo. Ma c’è una controprova storica. Infatti sono stati i due mostri del Novecento – nazismo e comunismo – a tentare anzitutto di spazzare via i crocifissi dalle aule scolastiche e dalla storia europea.

Odiavano l’innocente Figlio di Dio massacrato sulla croce, furono sanguinari persecutori della Chiesa e del popolo ebraico (i due popoli di Gesù) che martirizzarono in ogni modo e furono nemici assoluti (e devastatori) della democrazia e dei diritti dell’uomo (oltreché della cultura cristiana dell’Europa e della civiltà).

Il nazismo appena salito al potere scatenò la cosiddetta “guerra dei crocefissi” con la quale tentò di far togliere dalle mura delle scuole germaniche l’immagine di Gesù crocifisso.

Non sopportavano quell’ebreo, il figlio di Maria, e volevano soppiantare la croce del Figlio di Dio, con quella uncinata, il simbolo esoterico dei loro dèi del sangue e della forza. Lo stesso fece il comunismo che tentò di sradicare Cristo dalla storia stessa.

Se le moderne istituzioni democratiche europee si fondano sulla sconfitta dei totalitarismi del Novecento, non spetterebbe anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo considerare che la tragedia del Novecento è stata provocata da ideologie che odiavano il crocifisso (e tentarono di sradicarlo) e che i loro milioni di vittime si ritrovano significate proprio dal Crocifisso?

Non a caso è stata una scrittrice ebrea, Natalia Ginzburg, a prendere le difese del crocifisso quando – negli anni Ottanta – vi fu un altro tentativo di cancellarlo dalle aule: “Non togliete quel crocifisso” fu il titolo del suo articolo.

Scriveva:
“il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? (…) Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? Il crocifisso è il segno del dolore umano”.


La Ginzburg proseguiva:
“Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo… prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini… A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola”.


Con tutto il rispetto auspichiamo che pure i giudici lo apprendano. “Il crocifisso fa parte della storia del mondo”, scrive la Ginzburg.
Infine il crocifisso è il più grande esorcismo contro il Male. Infatti non è il crocifisso ad aver bisogno di stare sui nostri muri, ma il contrario. Come dice un verso di una canzone di Gianna Nannini: “Questi muri appesi ai crocifissi…”. Letteralmente crolla tutto senza di lui, tutti noi siamo in pericolo.


Per questo potranno cancellarlo dai muri e alla fine – come accade in Arabia Saudita – potranno proibirci anche di portarne il simbolo al collo, ma nessuno può impedirci di portarlo nel cuore. E questa è la scelta intima di ognuno. La più importante.

Antonio Socci
Da Libero, 4 novembre 2009

martedì 3 novembre 2009

La storia di mia figlia Holly, uccisa dalla Ru486
Monty Patterson
martedì 20 ottobre 2009

Monty Patterson sei anni fa perse la propria figlia che, a sua insaputa, si era recata in una clinica per abortire. Le fu prescritto del mifepristone, o RU-486, e le venne fissato un appuntamento. Le complicazioni la portarono però alla morte. Aveva 18 anni. Il padre racconta a ilsussidiario.net la sua esperienza.L’ultimo giorno di Holly Io, Monty Patterson, ho sentito per la prima volta parlare del mifepristone, o RU-486, il 17 Settembre 2003, il giorno peggiore della mia vita.Mi arrivò una chiamata, quella mattina presto, mentre ero al lavoro: un’infermiera mi disse che mia figlia diciottenne, Holly, era in ospedale e in condizioni molto serie. Mi precipitai all’ospedale che era vicino a Livermore, alla periferia di San Francisco, dove io e Holly vivevamo. Una volta là, la trovai nel reparto di terapia intensiva, a mala pena cosciente, troppo debole per parlare, pallida, con la faccia gonfia, e che respirava a fatica. Era una cosa assolutamente senza senso. Holly, una splendida bionda con gli occhi azzurri, era una fanatica del fitness in perfetta salute. Mentre le stavo accanto, il dottore arrivò e spiegò frettolosamente: «Stiamo facendo tutto il possibile per lei, ma potrebbe non farcela. Queste cose a volte accadono come conseguenza della pillola». Ero completamente disorientato: «Come, scusi? La pillola anticoncezionale?». Chiesi. «No, la pillola abortiva». Replicò il dottore. Scioccato, gli chiesi: «Di che cosa sta parlando? Quale pillola abortiva?».Il dottore si rese conto che brancolavo completamente nel buio. Spiegò brevemente che Holly si era sottoposta a una “interruzione precoce di gravidanza” con la somministrazione doppia di mifepristone (nota come Ru-486) e di misoprostolo. Disse che stava soffrendo di un aborto incompleto e di un’infezione massiccia. I suoi organi vitali cominciavano a non funzionare più e i suoi polmoni si stavano riempiendo di liquido. «Shock settico», mi fu detto. Poco dopo la crisi aumentò. Le condizioni di Holly deterioravano rapidamente; i monitor attorno a Holly cominciarono a suonare l’allarme. Sentii le parole: «Codice blu!», e fui fatto uscire dalla stanza. Non riuscendo a reggere oltre, a un certo punto irruppi nella stanza e spostai la tenda. Porterò quell’immagine nella mia mente per il resto della mia vita. Lo staff dell’ospedale stava lavorando freneticamente per salvare la fragile vita di Holly. Qualcuno stava premendo sul suo torace cercando di rianimarla, le venivano somministrati dei farmaci e i monitor continuavano a suonare. La linea di Holly era piatta. Tutti mi guardarono increduli e costernati. Holly era morta, appena prima delle 14:00.La morte di Holly ci lasciò tutti scioccati. Non sapevo cosa pensare a parte il fatto che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato. Volevo scoprire cos’era successo e fare qualcosa in merito.

Gli avvenimenti Nell’Agosto 2003

Holly Patterson, allora diciassettenne, aveva scoperto di essere rimasta incinta dopo un rapporto col suo ragazzo, di sette anni più grande. Il 10 Settembre, poco dopo il suo diciottesimo compleanno, la coppia si recò in una clinica di controllo delle nascite per terminare la sua gravidanza di sette settimane. Alla clinica somministrarono oralmente a Holly 200mg di mifepristone (RU-486), che blocca l’ormone progesterone, necessario per mantenere una gravidanza. A casa, ventiquattro ore dopo, seguendo le istruzioni della clinica, inserì in vagina 800mcg di misoprostolo per indurre le contrazioni ed espellere il feto.

Il 13 Settembre chiamò la linea diretta della clinica di controllo delle nascite lamentando violenti crampi. Le fu detto che erano sintomi normali e di prendere l’antidolorifico prescritto dalla clinica. Il 14 Settembre, soffrendo ancora di crampi e sanguinamento, Holly si recò al pronto soccorso del centro medico di Pleasanton; i dottori del centro, ai quali disse dell’aborto, la rimandarono a casa con un’ulteriore dose di antidolorifici. I dolori continuavano. Holly era debole, vomitava, e non riusciva a camminare.
Alle prime ore del mattino del 17 Settembre Holly fu riammessa al pronto soccorso del centro medico, dove morì più tardi quel pomeriggio, il settimo giorno dopo aver cominciato la procedura d’aborto della RU-486 e giorno in cui era stata fissata una visita di routine per verificare che l’aborto fosse completo. Il 31 Ottobre 2003 il medico legale dell’ufficio di Alameda, California, emise un rapporto nel quale si concludeva che Holly Patterson era morta per shock settico, dovuto a endometriosi (infezione del sangue legata all’utero), causata dai farmaci utilizzati nella terapia dell’aborto indotto.

Le mie opinioni sulla RU-486

Penso che mia figlia non avesse avuto adeguate informazioni né sufficiente appoggio per affrontare un aborto da sola. I passi previsti dalla procedura possono essere troppo superficiali: la paziente prende una pillola, quindi è mandata a casa a fare il resto da sé. Ci sono troppe cose che possono andare storte. RU-486 e misoprostolo sono una combinazione pericolosa da poter somministrare con sicurezza, se non altro perché è impossibile dire la differenza fra gli effetti considerati normali della sostanza e i possibili sintomi di una grave infezione. Alle donne viene detto che devono aspettarsi dolori addominali e sanguinamenti maggiori di quelli di un normale ciclo mestruale; inoltre, le donne che sono morte di infezione provocata dal batterio Clostridium Sordellii come conseguenza della pillola abortiva non hanno avuto febbre, un effetto collaterale normale per un’infezione, secondo quando affermato dall’FDA (Food’s and Drug Association, l’associazione americana per il controllo dei cibi e dei farmaci). Diventa quindi molto problematico per una donna capire se i suoi sintomi vanno al di là dei cosiddetti “normali effetti collaterali”.
Le donne e le loro famiglie devono sapere che la procedura dell’RU-486 può finire in una tragedia. Holly, a diciotto anni, era legalmente responsabile della sua decisione, ma cosa succederà con ragazzine di sedici anni o ancor meno? E comunque anche una donna sposata trentenne con due bambini ha perso la vita cinque giorni dopo aver preso la pillola abortiva. Holly non si è forse resa conto che aveva di fronte altre possibili alternative e che la sua famiglia l’avrebbe sostenuta durante la gravidanza. I genitori dovrebbero comunicare con le loro figlie e porre la domanda che io vorrei aver posto: “Cosa faresti se tu avessi una gravidanza imprevista, e come pensi che io reagirei?” Assicuratevi che sappiano che siete lì per loro, non importa cosa accade. Holly voleva tenere il suo aborto segreto e credo che pensasse che avrebbe deluso tutti attorno a sé e che doveva portare questo peso da sola.
È un giorno molto triste quello in cui un padre seppellisce sua figlia perché le sono mancate conoscenze per fare una scelta cosciente e informata, ha sofferto in silenzio e ha pagato da ultimo con la sua vita. Forse sono state paura e vergogna che l’hanno portata a decidere che poteva prendere una pillola e far svanire tutto. Vorrei che me l’avesse detto, così avrei potuto aiutarla. Se solo mi avesse parlato, le cose sarebbero andate diversamente. La mia lotta per la verità sulla morte di HollyLa lotta per la verità sulla morte di Holly ha significato per me che la sua morte non è stata vana, non è finita “sotto il tappeto”, non è diventata un altro dato statistico sugli accettabili effetti collaterali nell’avanzata del movimento in favore dell’aborto farmaceutico.

La pubblicizzazione della morte di Holly è stata importante per informare il pubblico e aumentare la consapevolezza sui pericoli dell’aborto con la RU-486. Le donne possono fare scelte consapevoli se hanno informazioni affidabili e veritiere.Si dovrebbero porre domande alle case farmaceutiche produttrici della pillola e mettere in discussione le dichiarazioni enfatiche dei loro sostenitori sul fatto che l’aborto con mifepristone e misoprostolo sia sicuro, efficace, e ben sopportato dalle donne. Anche dopo le morti e i danni causati da queste sostanze, i produttori e i loro sostenitori hanno dichiarato l’inesistenza di consistenti relazioni causali fra le medicine e queste rari casi di morte. Conoscere la verità sulla RU-486 ha incoraggiato alcuni genitori e famiglie ad aumentare il dialogo coi loro figli sui reali rischi e pericoli dell’aborto farmaceutico. Se vi è la possibilità, le scelte di fronte a una gravidanza indesiderata dovrebbero prima essere discusse a casa col supporto della famiglia. I genitori preferirebbero che le loro figlie si astenessero dal sesso, e alcune così fanno, ma dobbiamo accettare che in realtà molte non lo fanno. I danni e le morti dell’aborto farmaceutico non possono essere ignorati, soprattutto a livello normativo e tutto questo ha alla fine forzato FDA e produttori della pillola a una revisione delle dichiarazioni sulla sicurezza della RU-486, inserendo nell’etichettatura della pillola due avvertimenti sulle potenziali infezioni e sul rischio di morte. Questo è un inizio, ma non basta. Questa pillola ha proprietà farmacologiche che possono seriamente danneggiare o alterare il sistema immunitario di una donna, predisponendola a infezioni gravi e persino fatali. Quante donne devono morire prima che questa pillola sia tolta dal mercato?



giovedì 22 ottobre 2009

Lo statuto biologico e ontologico dell’embrione

ROMA, lunedì, 4 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito per la rubrica di Bioetica l'intervento del dottor Renzo Puccetti, Specialista in Medicina Interna e Segretario del Comitato “Scienza & Vita” di Pisa-Livorno.
* * *


Salve, complimenti per la vostra ottima rubrica scientifica e culturale. Sono un docente di religione, ma in questo momento sto facendo un tirocinio per prendere un'abilitazione in storia e filosofia (sono laureato anche in filosofia); e siccome dovrò affrontare l'argomento se l'embrione è individuo/persona, nell'ambito dell'epistemologia che stanno studiando a scuola (un liceo scientifico), volevo avere delucidazioni a livello scientifico-biologico che giustifichino il divieto assoluto di manipolare la sacralità della vita. Grazie e a presto. L.P.

Ringrazio il lettore per la domanda che consente di fornire qualche elemento utile per inquadrare la questione dell’embrione. I termini in cui la domanda è posta, al di là delle intenzioni dello scrivente, rischiano di riproporre una fallacia: stabilire prima qual è il comportamento da tenere e poi trovare le giustificazioni ad esso. La questione inerente lo statuto biologico e ontologico dell’embrione interpella coloro che vi si accostano a misurarsi ultimamente con la verità dell’embrione. In ambito medico-scientifico la via privilegiata e comunemente battuta per giungere alla verità è quella correspondista tomistica (adequatio rei et intellectus). Si tratta di un criterio in cui si riconosce nelle cose la presenza di una verità oggettiva che è comprensibile dalla ragione umana, la quale, a sua volta, è conformata in modo da potersi aprire ad essa ed accoglierla.
Certo, talora in ambito medico viene impiegato anche un criterio pragmatico che individua come vero ciò che funziona, ma anche in questo caso la ricerca di una più completa conoscenza della verità rimane sempre sullo sfondo come un’aspirazione ultima. Nello specifico ci pare necessario definire in via previa lo statuto ontologico dell’embrione, cioè capire la natura dell’embrione intesa come essenza e poi procedere alla valutazione morale dei comportamenti rivolti nei suoi confronti. Come fa notare il professor Pessina, usare il termine persona in riferimento all’embrione induce molto spesso ad una complicazione del dibattito, giacché il termine persona ha nel linguaggio comune assunto, oltre all’originale significato descrittivo, anche una connotazione valoriale. Per questo risulta più semplice sottoporre a verifica la seguente ipotesi: l’embrione è dal momento della fecondazione un individuo umano vivente?
In ambito medico legale l’analisi del DNA viene utilizzata come criterio probante per identificare l’individuo autore o vittima di un determinato delitto, o la genitorialità di un figlio, per l’identificazione dell’individuo. Il momento della singamia, cioè della fusione delle membrane dei due gameti, corrisponde al momento in cui è possibile individuare un patrimonio genetico diploide inedito, cioè non riconducibile a quello di nessun altro essere sulla terra. Prima della cariogamia (fusione dei patrimoni genetici dei gameti genitoriali) questo patrimonio non è ancora riarrangiato in una struttura identificabile anatomicamente, ma lo è già in termini funzionali. I DNA materno e paterno attivati, benché non ancora uniti fisicamente, colloquiano (1) e operano in maniera coordinata guidando il processo di avvicinamento dei pronuclei genitoriali e la formazione del fuso mitotico, prodromico alla prima divisione cellulare (2). Ulteriori conferme giungono dagli studi che hanno mostrato come gli assi embrionali sono definiti già nei minuti ed ore che seguono la singamia (3) e non, come precedentemente ritenuto, al momento della stria primitiva, elemento questo che induceva qualcuno a pensare l’embrione nei primi 14 giorni come ad un grumo di cellule.
In base alle evidenze più recenti, la posizione del secondo globulo polare, il punto di entrata dello spermatozoo e la forma dell’ovocita sono in grado d’influenzare l’asse della prima divisione cellulare che, a sua volta, determina il destino delle cellule figlie in cellule progenitrici dell’embrione e cellule progenitrici dei tessuti non embrionali (3). Una delle argomentazioni impiegate per porre in discussione in maniera alquanto surrettizia la dignità dell’embrione è quella secondo cui l’embrione non sarebbe in grado di entrare in relazione con la madre, almeno fino alla fase dell’impianto nella parete endometriale. Si tratta di un’argomentazione difficilmente sostenibile.
Dal punto di vista biologico la fase pre-impiantatoria si caratterizza per un intenso colloquio biochimico materno fetale (crosstalk) in cui si assiste alla produzione di fattori embrionali (Early Pregnancy Factor, Leukemia Inhibitory Factor, Perimplantation Factor) a cui la madre risponde con modificazioni anatomo-funzionali e fornendo substrati energetici attraverso i fluidi tubarici che sostengono il metabolismo anaerobico dell’embrione nella fase pre-impianto. Inoltre l’imprinting genomico (inattivazione epigenetica di uno degli alleli di un gene, alla base del fenomeno dell’espressione monoallelica) è in grado d’influenzare sia le relazioni materno fetali che i comportamenti e le attitudini post-natali (suzione, termoregolazione, sviluppo puberale) (4).
A queste considerazioni si possono inoltre aggiungere le osservazioni derivate in particolare dalla dottoressa Diana Bianchi che ha dimostrato la presenza di un vero e proprio “traffico cellulare” in cui cellule staminali di derivazione embrionale si collocano in numerosi organi della madre e vi persistono per decenni con funzione anche riparatoria (5;6;7). Non sembra quindi irragionevole la frase di un editoriale del British Medical Journal: «L’embrione non è passivo, ma è un attivo orchestratore del suo impianto e del suo destino» (8). A queste considerazioni che colgono nella prospettiva statica specifici aspetti della realtà dell’embrione si può aggiungere uno sguardo che cogliendo il dinamismo embrionale ne accerti la natura. Perché dall’osservazione della natura tumorale di poche cellule in un preparato citologico è universalmente accettato che la condotta clinica si disponga considerando cosa sarà di quelle cellule una volta progredite nel loro ciclo vitale, mentre dovrebbe essere illogico affermare la natura d’individuo umano mortale dell’embrione dalla sua osservazione al microscopio e soprattutto non agire pensando a come sarà una volta che abbia completato il suo sviluppo? Paradossalmente è possibile imbattersi in esimi studiosi che pretendono di mantenere separati il piano scientifico da quello etico introducendo nel discorso scientifico considerazioni ad esso assolutamente estranee.
Affermare che lo zigote (embrione unicellulare) e la morula (stadio embrionale di otto cellule) siano «progetti di individuo» (9) perché destinati a perire in altissima percentuale o per la potenziale gemellarità è un non senso logico. L’embrione è già individuo, condivide con qualsiasi individuo vivente un destino di mortalità, spontanea o provocata. Dovremmo allora forse affermare che i condannati a morte, i fanti nelle trincee e tutti i morituri non sono individui perché destinati in elevatissima percentuale ad una morte imminente? Forse che dalla gemellazione non ottieniamo pur sempre due individui, anziché due non individui? Non pare inoltre ragionevole negare l’identità individuale ovina alla pecora che ha fornito la cellula somatica da cui è derivata Dolly in virtù della potenziale clonabilità. Una volta riconosciuto quindi che «dal punto di vista biologico non c’è in sostanza nessuna discontinuità dal concepimento alla nascita» (9) l’ipotesi di «porre degli spartiacque» sulla base di «una convenzione» (9) modificabile non è innocente, ma introduce nel percorso conoscitivo un’evidente volontà manipolativa, in cui la realtà dell’altro (in questo caso dell’embrione) è funzione dell’utile che ne può derivare. Concetto pericoloso, anzi pericolosissimo quello di stabilire per convenzione quando l’altro sia intangibile, una volta comunque accertata la sua natura di individuo umano vivente. È stato fatto in passato e quando la memoria non si era ancora dissolta i medici avevano giurato che non lo avrebbero fatto mai più. Ma quei medici oggi sono morti, altre generazioni si sono succedute e la legge della caduta della civiltà descritta da Solone sembra voglia riprendere a disegnare la sua traiettoria. Stabilito che l’embrione sin dalla fecondazione è un individuo umano vivente si pone la questione morale: “Tutti gli individui umani viventi hanno diritto a che la loro vita sia rispettata?”.
Crediamo che non si possa che rispondere affermativamente, essendo la vita umana bene primario e condizione necessaria per il godimento dei beni secondari. Lo stesso concetto di legittima difesa non costituisce una deroga al principio d’intangibilità della vita umana, dal momento che non indica l’uccisione per difendersi, ma l’uccisione nel difendersi (10). Ogni volta che viene introdotto il minimo pertugio tra il concetto biologico di individuo umano vivente e quello morale di persona, senza accorgercene, pur con le intenzioni più nobili, apriamo la porta al demone dell’arbitrio. Si tratta di una minaccia estremamente reale in cui l’uomo per difendersi dai leoni si costruisce un bastone segando il ramo su cui siede al riparo dalle belve. Scrive Romano Guardini nel 1949: «Azioni eticamente sbagliate, anche se appaiono utili, alla fine conducono alla rovina. Mentire può recare vantaggio una, dieci, cento volte; alla fine stronca ciò su cui poggia la vita: nella propria interiorità il rispetto di se stessi, nel rapporto con gli altri la fiducia» (11).
Si tratta di una prospettiva consonante con quella proposta trent’anni più tardi dal filosofo ebreo tedesco Hans Jonas, fuggito dalla dittatura nazista la cui madre fu tra le vittime di Auschwitz: «Si dovranno apprendere nuovamente il rispetto e l’orrore per tutelarci dagli sbandamenti del nostro potere. Soltanto il rispetto, rivelandoci “qualcosa di sacro”, cioè d’inviolabile in qualsiasi circostanza ci preserverà anche dal profanare il presente in vista del futuro, dal voler comprare quest’ultimo al prezzo del primo. Un’eredità degradata coinvolgerebbe nel degrado anche gli eredi. Conservare intatta quell’eredità attraverso i pericoli dei tempi, anzi, contro l’agire stesso dell’uomo, non è un fine utopico, ma il fine, non poi così modesto, della responsabilità per il futuro dell’uomo» (12).
Riferimenti:
1. Ostermeier GC, Miller D, Huntriss JD, Diamond MP, Krawetz SA. Reproductive biology: delivering spermatozoan RNA to the oocyte. Nature. 2004 May 13;429(6988):154.
2. Pontifical Academy for Life. The human embryo in its preimplantation phase. Scientific aspects and bioethical considerations. http://www.academiavita.org/english/Documenti/testo/embrio/vol_embr_ingl.pdf
3. Pearson H. Your destiny, from day one. Nature. 2002 Jul 4;418(6893):14-5.
4. Isles AR, Holland AJ. Imprinted genes and mother—offspring interactions. Early Human Development (2005) 81, 73-77.
5. Bianchi DW, Fisk NM. Fetomaternal cell trafficking and the stem cell debate: gender matters. JAMA. 2007; 297(13):1489-91.
6. Bianchi DW, Romero R. Biological implications of bi-directional fetomaternal cell traffic: a summary of a National Institute of Child Health and Human Development-sponsored conference. J Matern Fetal Neonatal Med. 2003 Aug;14(2):123-9.
7. Johnson KL, Bianchi DW. Fetal cells in maternal tissue following pregnancy: what are the consequences? Hum Reprod Update. 2004 Nov-Dec;10(6):497-502.
8. Horne AW, White JO, Lalani EN. The endometrium and embryo implantation. A receptive endometrium depends on more than hormonal influences. BMJ. 2000 Nov 25;321(7272):1301-2.
9. Edoardo Boncinelli. Embrioni. Non esiste l’ora X. Corriere della Sera 26.01.2005. http://www.puntoincontro.org/Animazione/Incontri2005/05-Boncinelli1.htm
10. San Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, II-II, q.64, a. 7.
11. Romano Guardini. Il diritto alla vita prima della nascita. Ed Morcelliana, Brescia, 2005.
12. Hans Jonas. Il principio di responsabilità. Einaudi, Torino, 1990.

mercoledì 7 ottobre 2009

La mia speranza per Caterina

06 Oct 2009 03:10 AM PDT


Domani porteremo Caterina in un altro centro ospedaliero per iniziare la fase del risveglio (dopo che i bravissimi medici di Firenze le hanno salvato la vita). Abbiamo grande fiducia anche nei medici a cui la affidiamo. Ma sarà il momento più delicato e davvero avremo tanto tanto bisogno del soccorso della Madonna perché Caterina si svegli e stia bene.
Vi ringrazio ancora, dal profondo del cuore, per tutto il vostro affetto, le vostre preghiere incessanti e le vostre commoventi offerte di sacrifici: vi sarò debitore per tutta la vita.
Riporto qua sotto ciò che ho scritto a Maurizio Belpietro, Direttore di Libero, il giornale a cui collaboro, su questi giorni che ci aspettano.

LA MIA PREGHIERA PER CATERINA

Caro Direttore,
la mia Caterina ha occhi bellissimi. La sua giovinezza ora è distesa su un letto di luce e di dolore. E’ come una Bella addormentata. Ma crocifissa. Mi trovo involontariamente “inviato” nelle regioni del dolore estremo e in questo panorama dolente – se un angelo tiene a guinzaglio l’angoscia – ci sono diverse cose che mi pare di cominciare a capire.
La prima notizia è che il mio cuore batte. Il nostro cuore continua a battere. So bene che normalmente la cosa non fa notizia. Neanche la si considera. Finché non capita che a tua figlia, nei suoi 24 anni raggianti di vita, alla vigilia della laurea in architettura per cui ha studiato cinque anni, d’improvviso una sera il cuore si ferma e senza alcuna ragione. Si ferma di colpo (o, come dicono, va in fibrillazione).
Lì, quando ti si spalanca davanti quell’abisso improvviso che ti fa urlare uno sconfinato “nooooo!!!”, cominci a capire: è la cosa meno scontata del mondo che in questo preciso istante il cuore dei tuoi bimbi, il mio cuore o il tuo, amico lettore, batta.
Quante volte ho sentito don Giussani stupirci con questa evidenza: che nessuno fa battere volontariamente il proprio cuore. E’ come un dono che si riceve di continuo, senza accorgersi. Istante per istante dipendiamo da Qualcun Altro che ci dà vita…
C’illudiamo di possedere mille cose e di essere chissacchì, ma così clamorosamente non possediamo noi stessi. Un Altro ci fa. In ogni attimo. Vengono le vertigini a pensarci. Allora si può solo mendicare, come poveri che non hanno nulla, neanche se stessi, un altro battito e un altro respiro ancora dal Signore della vita (“Gesù nostro respiro”, diceva una grande santo).
Certo, si ricorre a tutti i mezzi umani e a tutte le cure mediche. Che oggi sono eccezionali e personalmente devo ringraziare degli ottimi medici, competenti e umani. Ma anch’essi sanno di avere poteri limitati, non possono arrivare all’impossibile, non potrebbero nulla se non fosse concesso dall’alto e poi se non fossero “illuminati” e guidati.
Rex tremendae majestatis… E’ Lui il padrone e la fonte della vita e di ogni cosa che è. E i nostri bambini e le nostre figlie sono suoi. E’ teneramente loro Padre. Allora – con tutte le nostre pretese annichilite e l’anima straziata – ci si scopre poveri di tutto a mendicare la vita da “Colui che esaudisce le preghiere…”.
Mendico di poter riavere un sorriso da mia figlia, uno sguardo, una parola… D’improvviso ciò che sembrava la cosa più ovvia e scontata del mondo, ti appare come la più preziosa e quasi un sogno impossibile… Son pronto a dare tutto, tutto quello che ho, tutto quello che so e che sono, darei la vita stessa per quel tesoro.
Ci affanniamo sempre per mille cause, obiettivi, ambizioni che ci sembrano così importanti da farci trascurare i figli. Ma oggi come appare tutto senza alcun valore al confronto dello sguardo di una figlia, alla sua giovinezza in piena fioritura…
Un gran dono ha fatto Dio agli uomini rendendoli padri e madri: così tutti possono sperimentare che significhi amare un’altra creatura più di se stessi. E così abbiamo una pallida idea del suo amore e della sua compassione per noi…
Caterina è una Sua prediletta, come tutti coloro che soffrono. Mi tornano in mente le parole di quella canzone spagnola cantata splendidamente dalla mia principessa e dedicata alla Madonna, “Ojos de cielo”, che dice: “Occhi di Cielo, occhi di Cielo/ non abbandonarmi in pieno volo”.
Riascolto il suo canto, con il nodo alla gola, come la sua preghiera: “Se guardo il fondo dei tuoi occhi teneri/ mi si cancella il mondo con tutto il suo inferno./ Mi si cancella il mondo e scopro il cielo/ quando mi tuffo nei tuoi occhi teneri./ Occhi di cielo, occhi di cielo,/ non abbandonarmi in pieno volo./ Occhi di cielo, occhi di cielo,/ tutta la mia vita per questo sogno…/ Se io mi dimenticassi di ciò che è vero/ se io mi allontanassi da ciò che è sincero/ i tuoi occhi di cielo me lo ricorderebbero,/ se io mi allontanassi dal vero./ Occhi di cielo..”.
E infine quell’ultima strofa che oggi suona come un presagio: “Se il sole che mi illumina un giorno si spegnesse/ e una notte buia vincesse sulla mia vita,/ i tuoi occhi di cielo mi illuminerebbero,/ i tuoi occhi sinceri, che sono per me cammino e guida./ Occhi di cielo…”.
E’ con questa speranza certa che subito ho affidato il mio tesoro e la sua guarigione nelle mani della sua tenera Madre del Cielo. Per le parole, chiare e intramontabili di Gesù che ci incitano “chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”, che promettono “qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, egli ve la darà” e che esortano a implorare senza stancarsi mai come la vedova importuna del Vangelo (che – se non altro per la sua insistenza – verrà esaudita).
Sappiamo che la Regina del Cielo è con noi: pronta ad aprirci le porte dei forzieri delle grazie. E’ lei infatti il rifugio degli afflitti e la nostra meravigliosa Avvocata che può ottenere tutto dal Figlio. Già il primo miracolo, a Cana, gli fu dolcemente “rubato” da lei che ebbe pietà di quella povera gente…
In questi giorni ho ricordato le pagine del Monfort e quelle di s. Alfonso Maria de’ Liguori, “Le glorie di Maria”. E’ stupefacente come duemila anni di santi e di sante ci invitano a essere certi del soccorso della Madonna perché “non si è mai sentito che qualcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, abbia cercato il tuo soccorso e sia stato abbandonato” (S. Bernardo).
“Ogni bene, ogni aiuto, ogni grazia che gli uomini hanno ricevuto e riceveranno da Dio sino alla fine del mondo, tutto è venuto e verrà loro per intercessione e per mezzo di Maria” (s. Alfonso), perché così Dio ha voluto.
Infatti “nelle afflizioni tu consoli” chi in te confida, “nei pericoli tu soccorri” chi ti chiama: tu “speranza dei disperati e soccorso degli abbandonati”. Misero me se non la riconoscessi come Madre, convertendomi (questo significa: “sia fatta la tua volontà”) e lasciandomi guarire nell’anima. Per ottenere anche la guarigione del corpo.
Ma quanto è commovente accorgersi di avere una simile Madre quando si sente concretamente il suo mantello protettivo fatto dai tanti fratelli e sorelle nella fede, pronti ad aiutarti, dai giovani amici di Caterina, bei volti luminosi che condividono l’esperienza cristiana suscitata da don Giussani, dai tantissimi amici di parrocchie, comunità, dagli innumerevoli conventi di clausura e santuari – compresi radio e internet – dove in questi giorni si implora la Madonna per Caterina. Come non commuoversi?
Ho ricevuto decine di mail anche da persone lontane dalla fede che, per la commozione della vicenda di mia figlia, sono tornate a pregare, si sono riaccostate ai sacramenti dopo anni. E hanno compreso di avere una Madre buona che si può implorare e che non delude.
Ma è anzitutto della mia conversione che voglio parlare. Ci è chiesto un distacco totale da tutto ciò che non vale e non dura. Perché solo Dio non passa. Cioè resta l’amore.
Così quando ho saputo dei 4 mila bambini malati di un lebbrosario in India che, con i missionari (uomini di Dio stupendi e immensi), hanno pregato per la guarigione di Caterina, dopo l’emozione ho capito che quei bimbi da oggi fanno parte di me, della mia vita e della mia famiglia.
E così pure i poveri moribondi curati da padre Aldo Trento in Paraguay che hanno offerto le loro sofferenze per Caterina. Voglio aiutarli come posso.
Portando tutto il dolore del mondo sotto il mantello della Madre di Dio, affido a lei la guarigione di Caterina, perché torni a cantare “Ojos de cielo” per tutti i poveri della nostra Regina.
“Mia Signora, tu sola sei la consolazione che Dio mi ha donato, la guida del mio pellegrinaggio, la forza della mia debolezza, la ricchezza della mia miseria, la guarigione delle mie ferite, il sollievo dei miei dolori, la liberazione dalle mie catene, la speranza della mia salvezza: esaudisci le mie suppliche, abbi pietà dei miei sospiri, tu che se la mia regina, il rifugio, l’aiuto, la vita, la speranza e la mia forza” (S. Germano).

Antonio Socci


fonte: Libero (c) 6 ottobre 2009

lunedì 5 ottobre 2009

«Il vero pericolo della nostra epoca è la perdita del gusto della vita» (Teilhard de Chardin)
Il manifesto di Comunione e Liberazione Spagna

Potrò essere felice con un figlio inatteso? Posso rifarmi una vita con un figlio che non ho desiderato? Sarò in grado di affrontare il sacrificio e le difficoltà che ciò implica? Sono domande che molte donne si pongono di fronte a una gravidanza indesiderata.
Spesso la donna è sola di fronte alle domande che nascono insieme alla nuova vita. Il nostro dramma è la solitudine, poiché è difficile incontrare qualcuno disposto a concederci un minuto di vera compagnia umana di fronte alle difficili circostanze che dobbiamo affrontare. Ma la nostra solitudine è ancora più profonda poiché deriva dall’assenza di un significato. Dare alla luce significa introdurre nella vita, e per ciò è necessario un perché. Come ha affermato Teilhard de Chardin:«Il vero pericolo della nostra epoca è la perdita del gusto del vivere» (Pierre Teilhard de Chardin, Il fenomeno umano). La perdita del senso della vita è la causa della tragedia sociale dell’aborto nelle nostre società.Il progetto di legge del governo spagnolo è un esempio di questa tragedia. In nome del “diritto della donna di decidere” la si abbandona a una tragica solitudine. Si è giunti fino all’idea grottesca di allontanare una ragazza di sedici anni dal padre di suo figlio e dalla compagnia dei suoi genitori nel momento in cui deve prendere una decisione che segnerà tutta la sua vita. Questa solitudine è un muro, una menzogna che può essere smantellata solamente grazie a una compagnia veramente umana.2. Il progetto di legge sull’aborto del presidente Rodríguez Zapatero ha come obiettivo principale “creare” un nuovo diritto. L’aborto è esattamente il contrario. È privare della vita un figlio non nato. Come affermano i vescovi spagnoli nella loro dichiarazione sul disegno di legge: «Lo Stato concede la qualifica di diritto a qualcosa che, in realtà, è un attentato contro il diritto fondamentale alla vita», poiché nessuno ci dà la vita, ma essa proviene dal Mistero. In questo modo si scaverà una profonda ferita umana e sociale. Con questa legge, inoltre, il potere politico intende promuovere un cambio di mentalità, al fine di nascondere un’evidenza essenziale della nostra civiltà: ogni vita umana deve essere incondizionatamente protetta. Questa pretesa è del tutto evidente nell’assoluto disprezzo verso le persone disabili, alle quali si nega in modo iniquo il diritto di nascere fino all’ultimo momento.
Per parlare dell’aborto come di un diritto è necessario alterare brutalmente i dati della ragione e della scienza, resi pubblici con assoluta chiarezza dalla Dichiarazione di Madrid, un documento avallato da illustri medici e scienziati del nostro Paese. Con queste parole Pier Paolo Pasolini denunciava tale alterazione, riferendosi ai difensori della legalizzazione dell’aborto in Italia: «Ricorrono alla prevaricazione cinica dei dati di fatto e del buon senso» (Pier Paolo Pasolini, “Il coito, l’aborto, la falsa tolleranza del potere, il conformismo dei progressisti”, in Scritti corsari, Garzanti, Milano 1975, p. 372).
Il Governo non oserebbe intraprendere una tale iniziativa politica se nella società non si stesse diffondendo una mentalità che, grazie a una costante pressione mediatica, è sempre più alienata dalla realtà. Com’è possibile che una parte della popolazione accetti una legge sull’aborto così in contrasto con l’evidenza, con la scienza, con la ragione e con la stessa sensibilità umana? È il risultato di una manipolazione e di un vuoto educativo. È perciò necessario ingaggiare una battaglia contro la concezione di una libertà senza vincoli, senza riferimento alla verità e senza contatto con la realtà. Si tratta di una battaglia politica, culturale ed educativa per creare nella nostra società, come ha chiesto Benedetto XVI, «un clima di gioia e di fiducia nella vita» (Viaggio apostolico di Benedetto XVI in Austria, Discorso in occasione dell’incontro con le autorità e con il corpo diplomatico, sala dei ricevimenti, Hofburg, Vienna, 7 settembre 2007).
Questa cultura della vita può rinascere se si mettono davanti agli occhi di tutti dei fatti significativi. Fatti che costituiscano, in primo luogo, una vera compagnia per le madri in difficoltà. Lo sono già numerosi servizi nati dalla libera iniziativa dei cittadini, quali l’aiuto e l’accompagnamento alle donne, e l’accoglienza di quei figli le cui madri non possono farsi carico di loro. C’è bisogno di decise politiche a favore della famiglia, della maternità e dell’adozione: misure che diano vita a un contesto sociale che favorisca il riconoscimento del valore infinito della vita umana.
Per recuperare la fiducia nella vita e, quindi, la capacità di accoglierla e di rispettarla nello stesso istante in cui nasce, abbiamo bisogno di incontrare un amore incondizionato, l’amore di qualcuno che abbracci la nostra vita con tutte le sue domande.
Riconoscere che vi è un bene che sconfigge ogni solitudine e ogni violenza è possibile solo grazie all’incontro con persone che ne diano testimonianza con la loro vita. Persone che sono l’eco di quell’uomo di Nazareth che seppe accompagnare la solitudine di una giovane madre e restituirle suo figlio con queste parole: «Donna, non piangere».

Comunione e Liberazione Spagna

mercoledì 30 settembre 2009

“O tu che sei immerso nelle vicissitudini della vita e, più che camminare sulla solida terra, hai l’impressione di essere sballottato fra tempeste e uragani: se non vuoi finire travolto dall’infuriare dei flutti, non distogliere Io sguardo dal chiarore di questa stella!

Se insorgono i venti delle tentazioni, se t’imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria!

Se vieni assalito dalle onde della superbia, dell’ambizione, della calunnia, dell’invidia, della gelosia: guarda la stella, invoca Maria. Se l’ira, l’avarizia o le lusinghe della carne scuotono la navicella della tua anima: guarda la stella, invoca Maria.

Se turbato dall’enormità dei tuoi peccati, confuso per le brutture della tua coscienza, atterrito dal rigore del giudizio stai per venire risucchiato dal baratro della tristezza e dall’abisso della disperazione, guarda la stella, invoca Maria.

Nei pericoli, nelle difficoltà e nei momenti di incertezza, guarda la stella, invoca Maria. Abbi il suo nome sempre sulle labbra, abbila sempre nel cuore e se vuoi ottenere l’aiuto della sua preghiera, non tralasciare di imitarne gli esempi.

Seguendo lei non andrai fuori strada, pregandola non dispererai, pensando a lei non sbaglierai.

Se ella ti sostiene non cadrai, se ella ti protegge non avrai nulla da temere, se ella ti guida non ti affaticherai, se ti sarà favorevole giungerai alla mèta e così potrai sperimentare tu stesso quanto giustamente sia stato detto: ‘e il nome della vergine era Maria’ “.


San Bernardo

sabato 26 settembre 2009


Jesu! Rex admirabilis et triumphator nobilis, dulcedo ineffabilis, totus desiderabilis.

Jesu, dulcedo cordium,
fons vivus, lumen mentium,
excedens omne gaudium
et omne desiderium.


Mane nobiscum Domine et nos illustra lumine,
pulsa mentis caligine,
mundum reple dulcedinem

G.P. da Palestrina

O Gesù! Re ammirabile, nobile trionfatore, ineffabile dolcezza, tutto da amare.

Gesù, dolcezza dei cuori, fonte viva, luce delle menti che oltrepassa ogni gioia ed ogni desiderio.

Resta con noi Signore e illuminaci,
scaccia la nebbia dalla mente, riempi il mondo di dolcezza

venerdì 25 settembre 2009


Marija da Caterina con la Regina del Cielo


Oggi, nel primo pomeriggio, Caterina avrebbe dovuto laurearsi in Architettura. Aveva passato tutta l’estate sulla tesi…. Ma non è il momento dello struggimento. Siamo in battaglia e come soldati bisogna stare all’istante presente, senza nostalgie.

Dobbiamo combattere con e per Caterina. Come lei sta facendo: ieri è stato evidente. Ha fatto altri “piccoli” passi che in realtà sono grandi scalate, come il fatto di respirare da sola…

Ieri era anche la festa di padre Pio: avevo chiesto al Padre un bel regalo per Caterina. Ne è arrivato uno inimmaginabile e grandioso: la visita della Regina del Cielo. Sì, sono certo che la Madonna è sempre lì con lei, ma ieri in modo speciale quegli “ojos de cielo” che Caterina canta con tanta passione (l’avete sentita), l’hanno teneramente abbracciata…

In breve: in mattinata mi telefona Marija Pavlovic (una dei sei veggenti di Medjugorje), nostra grande amica che già da giorni prega per Caterina, e mi dice che – per una serie di circostanze – può venire a Firenze e vorrebbe far visita a Cate proprio nell’ora della quotidiana apparizione.

E’ arrivata, abbiamo partecipato alla messa e poi è andata da mia figlia con mia moglie, mentre noi, con gli amici di Cate, recitavamo il rosario fuori. La Madonna è venuta, stava in cima al letto, dietro la testa di Caterina. L’ha benedetta e ha benedetto Alessandra e Marija che ha chiesto il miracolo della guarigione per Caterina.

La Madonna ha ascoltato e ha iniziato a pregare. Ci ha fatto capire col suo gesto che bisogna affidarsi totalmente a Lei e pregare ancora. E noi instancabilmente continuiamo…

Ce l’hanno insegnato i santi. San Francesco di Paola ha detto: “E’ cosa certa quel che vi dico: tutto ciò che chiedete nella preghiera abbiate certezza che è già vostro perché così dovrà avvenire per volere della Madonna”.

E alla mistica Maria Valtorta – che fra l’altro è sepolta proprio alla S.S. Annunziata, a Firenze – è stato detto: “Io vi dico: abbiate una fede sconfinata nel Signore. Continuate ad averla nonostante ogni insinuazione e ogni evento, e vedrete grandi cose quando il vostro cuore non avrà più motivo di sperare di vederle…”.

Penso che in questi giorni ci stia facendo capire molte cose preziose. Anzitutto che la vera malattia è quella di noi sani quando siamo lontani da Dio. Gesù ha bisogno che qualcuno lo aiuti a portare su di sé il male degli uomini. Per sanarli.

Noi cristiani che siamo parte del Suo Corpo, offrendoGli le nostre sofferenze e le nostre vite lo aiutiamo in questo. Io sono pieno di stupore e commozione per le tante persone che mi hanno scritto che offrono le sofferenze delle loro diverse prove e malattie… E’ stupore e commozione per l’abbraccio del popolo cristiano…

Una mail che ho ricevuto dice:

“Caterina senza fare nulla muove il mondo. Tutto quello che ci comunichi è un grande miracolo che accade davanti ai nostri occhi. Gesù è qui ora e possiamo vedere la Sua Gloria attraverso la fede del suo popolo. Caterina è i nostri figli e tu e Alessandra siete noi. Continuiamo a Pregare Maria perché Gesù guarisca la vostra e nostra Caterina. Un grande abbraccio. A. T. ”.

Penso anche io che attraverso la sofferenza muta di Caterina, che commuove tanti cuori, la Regina del Cielo stia guarendo tante persone e sono certo che, con l’aiuto delle nostre preghiere e dei nostri digiuni, stia facendo grandi cose. Guarirà anche Caterina, facendola svegliare dal coma e facendola tornare a cantare la bellezza di Dio.

Fra le migliaia (letteralmente) di mail che mi arrivano e a cui tento di rispondere come posso, ne trascrivo una, di una mamma, che dice tutte queste cose:

Cara famiglia che stai soffrendo in un modo tanto simile alla mia, nelle due settimane di coma profondo della mia piccola Elena, una città intera ha pregato per lei. Amici e conoscenti, miscredenti e persone lontane da Dio si sono inginocchiate nelle tante veglie notturne organizzate per la mia piccina. Hanno strappato a Dio una promessa che ora si sta compiendo.

Noi, in sala rianimazione, abbiamo sollecitato continuamente Elena pregando su di lei a voce alta, cantando i canti della messa domenicale che lei, anche se piccolissima, aveva ascoltato, facendole ascoltare tanto Mozart.

Un cervello che dorme va risvegliato! Le ho raccontato tutto quello che avevamo fatto insieme e le ho descritto tutte le cose belle che avremmo fatto ancora e tutte le meraviglie del creato che avrebbero visto i suoi occhi una volta guarita.

Si é svegliata. A dispetto delle sue condizioni definite gravissime. Il Signore ci ascolta. Anche Caterina vi sta sentendo come la mia piccolina. Anche la miocardiopatia dilatativa gravissima, di origine non virale e ancora oggi inspiegabile, si è risolta e il cuoricino di Elena batte senza bisogno di aiuto.

Coraggio, non pensate al domani, vivete giorno per giorno la vostra battaglia e il Signore vi darà forza e pace proprio come a noi.

Continuiamo a pregare per Caterina.

Alessandra.

Queste sono le bellissime testimonianze che mi state dando e che trascrivo qui perché penso possano essere di aiuto per molti. Mentre vi abbraccio tutti ringraziandovi per tutto quello che fate.

Tanti sono rimasti commossi nell’ascoltare “Ojos de cielo” cantata da Caterina con il coro Foné, degli universitari di CL. Nei prossimi giorni cercherò di mettere qui nel blog altri loro canti. Spero che sentire la sua voce e quella dei suoi amici sia un piccolo ringraziamento per le vostre preghiere e le vostre offerte di digiuni. Ma sono certo che la più grande ricompensa vi arriverà dal Cielo…

Antonio Socci


dal blog antoniosocci.com

giovedì 17 settembre 2009

dal blog di Antonio Socci

Qualche notizia su Caterina

17 settembre 2009 / In Articoli


Amici carissimi,

mi arrivano centinaia di mail ogni giorno a cui, come potrete capire, faccio fatica a rispondere, travolti come siamo dalla vicenda della nostra dolce Principessa. Posso aprire la posta solo raramente e a notte fonda.

Quindi mi scuso con tutti coloro a cui non potrò rispondere e soprattutto ringrazio dal profondo del cuore per le tantissime preghiere che un popolo intero, in Italia e nel mondo , nei posti più lontani, in queste ore sta alzando al Cielo. E’ un popolo bellissimo e davvero commovente.

Ne abbiamo immenso bisogno perché in queste ore Caterina è stabile, sul piano fisico generale, ma in una situazione drammatica e delicatissima dal punto di vista neurologico.

Dobbiamo pregare ardentemente perché riesca a svegliarsi e possa tornare fra noi senza avere gravi danni cerebrali. Vi imploro ancora di pregare con noi per questo, convinto che si debba fare come si ha insegnato la Madonna a Cana, lei che per prima “vinse” la volontà di suo Figlio, “forzandolo” a soccorrere quella povera gente.

A Rue du Bac, rispondendo a santa Caterina Labouré su alcuni anelli alle sue mani che non emettevano raggi spiegò: sono le tante grazie che mio Figlio è pronto a concedervi, ma che voi non chiedete. In un’altra apparizione ha ripetuto: “il Cuore di mio Figlio si lascia commuovere”.

Vi assicuro che lo spettacolo di fede e amore che mi stanno dando in queste ore gli amici di Caterina, sempre in preghiera lì da lei, e tantissimi di voi, contutte le vostre testimonianze, con l’amore che avete per mia figlia anche senza averla mai incotrata, commuove perfino me che sono cattivo, dunque è sicuro che commuoverà Gesù che è la Bontà.

Del resto lui stesso ci ha insegnato a chiedere insistentemente, senza stancarci mai, senza mai perdere la fiducia perché – dice in un passo del Vangelo, parlando della “donna importuna” – se non altro per la sua insistenza verrà accontentata. E dice anche che “Il regno dei Cieli appartiene ai violenti” che ne saccheggiano i tesori: ecco noi vogliamo farGli questa dolce violenza con le nostre lacrime e le nostre preghiere, accompagnati da tutti i santi che abbiamo avuto anche la grazia di avere come amici sulla terra.

Poi, un giorno, quando potrò, racconterò quante persone che si dicono atee o agnostiche, per tenerezza verso Caterina, in queste ore, hanno ricominciato a pregare. Ma siamo anzitutto noi, io, Alessandra, i nostri amici che in queste ore ci stiamo convertendo. Ed è una conversione veramente definitiva E per questo ancor più insistentemente chiediamo al Signore la consolazione della guarigione di Caterina.

Amici cari, vi imploro di continuare con noi in queste implorazione continua che ci sta già cambiando e ci fa capire – perché è il Signore che ci illumina così – quanto dipendiamo totalmente dalla Sua Grazia. Totalmente.

Vi abbraccio uno ad uno



Antonio Socci

martedì 15 settembre 2009

lunedì 6 luglio 2009

VENTO E BANDIERE

La folata che alzò l'amaro aroma
del mare alle spirali delle valli,
e t'investì, ti scompigliò la chioma,
groviglio breve contro il cielo pallido;

la raffica che t'incollò la veste
e ti modulò rapida a sua imagine,
com'è tornata, te lontana, a queste
pietre che sporge il monte alla voragine;

e come spenta la furia briaca
ritrova ora il giardino il sommesso alito
che ti cullò, riversa sull'amaca,
tra gli alberi, ne' tuoi voli senz'ali.

Ahimè, non mai due volte configura
il tempo in egual modo i grani! E scampo
n'è: ché, se accada, insieme alla natura
la nostra fiaba brucerà in un lampo.

Sgorgo che non s'addoppia, - ed or fa vivo
un gruppo di abitati che distesi
allo sguardo sul fianco d'un declivo
si parano di gale e di palvesi.

Il mondo esiste... Uno stupore arresta
il cuore che ai vaganti incubi cede,
messaggeri del vespero: e non crede
che gli uomini affamati hanno una festa.

Eugenio Montale (1926)

venerdì 26 giugno 2009

Dunque non si tratta di gloria. La gloria esiste soltanto per la cultura, è una faccenda che riguarda i maestri. No, non conta la gloria: conta invece ciò che io chiamo eternità. I credenti lo chiamano Dio. Io penso così: noi uomini, noi che abbiamo maggiori pretese, che abbiamo le aspirazioni e una dimensione di troppo non potremmo neanche vivere se, oltre all'aria di questo mondo, non ci fosse anche un'altra atmosfera respirabile, se oltre al tempo non esistesse anche l'eternità, il regno dell'autenticità. Di questo fanno parte la musica di Mozart e i poemi dei tuoi grandi poeti, e i santi che hanno fatto miracoli, sofferto il martirio e dato un grande esempio agli uomini. E di questa eternità fa altrettanto parte l'immagine di ogni vera azione, la forza di ogni sentimento genuino, anche se nessuno ne sa nulla, se nessuno ne scrive e ne conserva la notizia ai posteri. Nell'eternità non esistono posteri, esistono soltanto contemporanei"
Hesse

domenica 21 giugno 2009

Extraterrestre
C'era un tipo che viveva in un abbaino
per avere il cielo sempre vicino
voleva passare sulla vita come un aeroplano
perché a lui non importava niente
di quello che faceva la gente
solo una cosa per lui era importante
e si esercitava continuamente
per sviluppare quel talento latente
che è nascosto tra le pieghe della mente
e la notte sdraiato sul letto,
guardando le stelle dalla finestra nel tetto
con un messaggio voleva prendere contatto,
diceva: "Extraterrestre portami via
voglio una stella che sia tutta mia
extraterrestre vienimi a cercare
voglio un pianeta su cui ricominciare
Una notte il suo messaggio fu ricevuto
ed in un istante é stato trasportato senza dolore
su un pianeta sconosciuto
il cielo un po' più viola del normale
un po' più caldo il sole,
ma nell'aria un buon sapore
terra da esplorare,
e dopo la terra il mare
un pianeta intero con cui giocare
e lentamente la consapevolezza
mista ad una dolce sicurezza
"l'universo é la mia fortezza!"
"Extraterrestre portami via
voglio una stella che sia tutta mia
extraterrestre vienimi a pigliare
voglio un pianeta su cui ricominciare!"
Ma dopo un po' di tempo la sua sicurezza
comincia a dare segni di incertezza
si sente crescere dentro l'amarezza
perché adesso che il suo scopo é stato realizzato
si sente ancora vuoto si accorge che in lui niente é cambiato
che le sue paure non se ne sono andate
anzi che semmai sono aumentate
dalla solitudine amplificate
e adesso passa la vita a cercare
ancora di comunicare
con qualcuno che lo possa far tornare,
dice: "Extraterrestre portami via
voglio tornare indietro a casa mia
extraterrestre vienimi a cercare
voglio tornare per ricominciare!
Extraterrestre portami via
voglio tornare indietro a casa mia
extraterrestre non mi abbandonare
voglio tornare per ricominciare!"
Eugenio Finardi

giovedì 18 giugno 2009


I wandered lonely as a cloud

That floats on high o'er vales and hills,

When all at once I saw a crowd,

A host, of golden daffodils;

Beside the lake, beneath the trees,

Fluttering and dancing in the breeze.


Continuous as the stars that shine

And twinkle on the milky way,

They stretched in never-ending line

Along the margin of a bay:

Ten thousand saw I at a glance,

Tossing their heads in sprightly dance.


The waves beside them danced; but they

Out-did the sparkling waves in glee:

A poet could not but be gay,

In such a jocund company:

I gazed--and gazed--but little thought

What wealth the show to me had brought:


For oft, when on my couch I lie

In vacant or in pensive mood,

They flash upon that inward eye

Which is the bliss of solitude;

And then my heart with pleasure fills,

And dances with the daffodils.


WILLIAM WORDSWORTH (1770-1850)


sabato 6 giugno 2009

"Solo i codardi chiedono al mattino della battaglia il calcolo delle probabilità; i forti e i costanti non sogliono chiedere quanto fortemente nè quanto a lungo, ma come e dove abbiano da combattere. Non hanno bisogno se non di sapere per quale via e per quale scopo, e sperano dopo, e si adoperano, e combattono, e soffrono così, fino alla fine della giornata, lasciando a Dio gli adempimenti."

Cesare Balbo

venerdì 5 giugno 2009




Preghiera per quando si è stanchi e tristi

Le due grazie che il Signore dona sono:
la tristezza e la stanchezza.
La tristezza
perché mi obbliga alla memoria
e la stanchezza
perché mi obbliga alle ragioni per cui faccio le cose.

Fà o Dio
che una positività totale guidi il mio animo,
in qualsiasi condizione mi trovi,
qualunque rimorso abbia,
qualunque ingiustizia senta pesare su di me,
qualunque oscurità mi circondi,
qualunque inimicizia, qualunque morte mi assalga.

Perché Tu,
che hai fatto tutti gli esseri,
sei per il bene.

Tu sei l’ ipotesi positiva su tutto ciò che vivo

(Mons. Luigi Giussani)



“Lei è così giovane, così nuovo a ogni inizio, e io vorrei pregarla come posso, caro signore, di essere paziente verso tutto l'insoluto del suo cuore, e di tentare di amare le domande stesse come stanze chiuse, e come libri scritti in una lingua molto estranea. Non cerchi ora le risposte, che non possono esserle date perché non le potrebbe vivere. Mentre si tratta appunto di vivere tutto. Ora viva le domande. Forse così a poco a poco, insensibilmente, si troverà un giorno lontano a vivere la risposta”.
“Perciò, caro signore, ami la sua solitudine, e porti il dolore che essa le procura con melodioso lamento”.
“Se non vi è comunione tra gli uomini e lei, cerchi di stare vicino alle cose, ed esse non la abbandoneranno; ancora vi sono le notti e i venti, che soffiano tra gli alberi e su molti paesi; ancora, tra le cose e gli animali, tutto è pieno di eventi, ai quali le è concesso avere parte”.
“ Pericolose e cattive sono le tristezze che portiamo tra la gente, per sopraffarle; come malattie trattate in modo superficiale e sciocco, esse non fanno che arretrare per erompere, dopo una breve pausa, tanto più virulentemente; e si ammassano nell'intimo e sono vita, sono vita non vissuta, svilita, perduta, di cui si può morire”.
“Per questo è così importante essere solitari e attenti, quando si è tristi: perché l'istante in apparenza vuoto e fermo in cui il nostro futuro accede a noi, è tanto più vicino alla vita di quell'altro momento chiassoso e casuale in cui esso, come da fuori, sopravviene”.“Perché vuole escludere dalla sua vita una qualche irrequietezza, una qualche pena, una malinconia, se ignora cosa tali stati d'animo stiano operando in lei?”.
“ Se qualcosa nei suoi stati d'animo le appare malato, rifletta che la malattia è il mezzo con cui un organismo caccia l'intruso. Dunque bisogna solo aiutarlo a essere malato, a vivere tutta la malattia e a farla erompere, poiché questo è il suo progresso”.
"La sua crescita è dolorosa come quella dei fancuilli e malinconica come l'inizio delle primavere. Non si lasci turbare da questo. E' necessaria una cosa sola: solitudine, grande solitudine interiore. Volgere lo sguardo dentro sè e per ore non incontrare nessuno: questo bisogna saper ottenere. Questo progresso trasformerà l'esperienza dell'amore, che adesso è piena d errore, la cambierà dalla radice, la muterà in una relazione che è intesa da uomo a uomo, non più da maschio a femmina. E questo amore più umano (che si compirà infinitamente attento e lieve, e buono e chiaro nel legare e sciogliere) somiglierà a quello che noi lottando e con fatica andiamo preparando. L'amore che consiste in questo: che due solitudini si proteggano, si limitino e si inchinino l'uno dinanzi all'altra."


"LETTERA AD UN GIOVANE POETA" DI R.M.RILKE

mercoledì 27 maggio 2009

Due cose nella mia vita sono importanti. La prima è questa: il gusto della vita nn è negato a chi sbaglia, ma a chi nn ha un senso dell'infinito, del destino, dell'ideale, del Mistero presente, perchè allora il problema nn è sbagliare o nn sbagliare. Il gusto della vita nn è negato a chi sbaglia: è negato a chi nn ha il nesso col Destino che fa le cose, con il Mistero presente. Per cui tutto è un'ipotesi positiva, il tempo che per tutti è sinonimo di decadenza, lavora in positivo. Se guardo la mia vita, che razza di roba è successa!Dico sempre: se è successo così fino adesso, immaginiamoci che cosa succederà nel futuro!Ne vedremo delle belle. E' interessante, no?E' un'avventura.
Ed è esattamente qui il problema, perchè la secopnda cosa è che se dovessi paragonare la mia vita, come si è svolta (c'è una legge fisica che dice che l'orizzonte si muta mutando il punto di osservazione), userei questa metafora: la mia vita è come una mongolfiera, più vado, più m'innalzo, più mi impegno, più sono dentro a questa vita, più scopro degli aspetti dell'umano che erano impossibili prima: la capacità di fedeltà, di amicizia, di lealtà, di ripresa, di indomabilità, che nn avevo mai pensato prima.
Perciò, da ultimo, è una gratitudine. Come ho iniziato, così voglio finire: è una gratitudine che caratterizza la mia vita, perciò nn ho paura di darla tutta.

Enzo Piccinini
Testimonianza agli esercizi spirituali degli studenti universitari di CL - Rimini, 12 dicembre 1998

domenica 17 maggio 2009

The promise

If you wait for me then I'll come for you
Although I've traveled far
I always hold a place for you in my heart
If you think of me, if you miss me once in a while
Then I'll return to you
I'll return and fill that space in your heart

Remembering Your touch Your kiss Your warm embrace
I'll find my way back to you
If you''ll be waiting

If you dream of me like I dream of you
In a place thats warm and dark
In a place where I can feel the beating of your heart

Remembering Your touch Your kiss Your warm embrace
I'll find my way back to you
If you'll be waiting

I've longed for you and I have desired
To see your face your smile
To be with you wherever you are

Remembering Your touch Your kiss Your warm embrace
I'll find my way back to you
If you'll be waiting


Together again
It would feel so good to be
In your arms
Where all my journeys end
If you can make a promise if its one that you can keep,
I vow to come for you
If you wait for me and say youll hold
A place for me in your heart.

Tracy Chapman



Se tu mi aspetterai allora io verrò per te benché abbia viaggiato lontano tengo sempre un posto per te nel mio cuore se mi pensi se ti manco di quando in quando allora ritornerò da te ritornerò e colmerò quello spazio nel tuo cuore

ricordando il tuo tocco il tuo bacio il tuo caldo abbraccio ritroverò la mia strada per tornare da te se tu mi aspetterai se tu mi sogni come io sogno te in un posto caloroso e buio in un posto dove posso sentire il battito del tuo cuore ricordando il tuo tocco il tuo bacio il tuo caldo abbraccio ritroverò la mia strada per tornare da te se tu mi aspetterai

ti ho desiderato ardentemente e ho desiderato rivedere la tua faccia il tuo sorriso per essere con te ovunque tu sia ricordando il tuo tocco il tuo bacio il tuo caldo abbraccio ritroverò la mia strada per tornare da te perfavore dimmi ke mi aspetterai ancora insieme ci si sentirebbe così bene tra le tue braccia dove finiscono tutte le mie giornate se tu puoi farmi una promessa se tu la puoi custodire prometto d venire da te se tu mi aspetterai e dimmi che terrai un posto per me nel tuo cuore.