martedì 3 marzo 2009

Da Miguel Manara di O. Milosz

DON MIGUEL: in me nacque presto il desidero di inseguire ciò che voi non conoscerete mai: l'amore immenso, tenebroso e dolce. Più di una volta credetti di averlo afferrato: e non era che un fantasma di fiamma. L'abbracciavo, gli giuravo eterna tenerezza, esso mi bruciava tra le labbra e mi copriva il capo con la mia stessa cenere, e, quando riaprivo gli occhi, c'era il giorno orrendo della solitudine, il lungo, così lungo giorno della solitudine, con un povero cuore tra le mani, un povero, povero, dolce cuore leggero come il passerotto d'nverno. E una sera, la lussuria dall'occhio vile, dalla fronte bassa, sedette sul mio giaciglio, e mi contemplò in silenzio, come si guardano i morti.
Una bellezza nuova, un nuovo dolore,un nuovo bene di cui presto ci si sazi, per meglio assaporare il vino di un male nuovo, una nuova vita, un infinito di vite nuove, ecco quello di cui ho bisogno, signori: semplicemente questo, e nulla di più.
Ah! Come colmarlo, quest'abisso della vita? Che fare? Perché il desiderio è sempre lì, più forte, più folle che mai. è come un incendio marino che avventi la sua fiamma nel più profondo del nero nulla universale!

[...]

GEROLAMA: Si può benissimo amare, in questo mondo in cui siamo, senza aver subito voglia di uccidere il proprio caro amore, o di imprigionarlo tra i vetri, oppure (come si fa con gli uccelli) in una gabbia in cui l'acqua non ha più sapore d'acqua e i semi d'estate non hanno più sapore di semi.

[...]

L'ABATE: L'amore e la precipitazione non vanno d'accordo, Manara. è dalla pazienza che si misura l'amore. Un passo uguale e sicuro: è questa l'andatura dell'amore, che cammini tra due siepi di gelsomino, al braccio di una fanciulla, o da solo tra due file di tombe. Pazienza. [...] Perché il cilicio bruciante non ama la violenza che spenge il prurito nel sangue, e bisogna starsene ben cheti in una bara stretta e corta, nel caso che ci si rannicchi dentro col sano desiderio di dormire un'ora o due di un sonno vuoto e profondo come l'istante.
Far scorrere il proprio sangue è una cose dolcemente perfida; e l'insonnia consuma il cuore. [...]
Figlio mio! l'uomo ha gridato infinite volte, non prosternato, ma ritto davanti a Dio! Alitandogli il suo amore in pieno volto, come un incendio in una foresta o in una grande città, e il Signore rideva perché gli Angeli avevano paura. Tutto questo può ben venire un giorno, caro figliolo, quando il serpente avrà cambiato la pelle. Ma bisogna cominciare dal principio: questo è l'essenziale.

[...]

IL FRATE GIARDINIERE: Adesso, sono in mezzo i vivi come il ramo nudo il cui secco rumore fa paura al vento della sera. Ma il mio cuore è gioioso come il nido che ricorda e come la terra che spera sotto la neve. Perché so che tutto è dove deve essere e va dove deve andare: al luogo assegnato da una sapienza che (il Cielo ne sia lodato!) non è la nostra.

Nessun commento: