venerdì 13 marzo 2009

da Tracce N.3, Marzo 2009
"Dostoevskij e i colpi della speranza"
intervista a Tat’jana Kasatkina

Giovanna Parravicini

[...]
C’è un’immagine che rappresenti la nostra epoca e le sue false speranze?
Pensi alla giovane Liza (nei Fratelli Karamazov) che si immagina di crocifiggere un bambino innocente e mentre questi muore fra i tormenti lei gli sta davanti mangiando il suo dolce preferito, la marmellata d’ananas. Rispetto a questa scena la critica generalmente grida al mostro, al pervertito; in realtà - se ci pensiamo bene - quella è la nostra raffigurazione, è l’immagine del mondo cristiano che, davanti a Cristo bruciante d’amore e di dolore, non trova di meglio da chiedergli se non la “marmellata d’ananas”, le mille cose futili e meschine in cui quotidianamente riponiamo la nostra speranza. Ma - ed è proprio qui la grandezza, la “positività” di Dostoevskij - da questo abisso di male Cristo ci fa risorgere attraverso l’evidenza che noi, che abbiamo rifiutato Dio, siamo delle anime affamate, assetate, che nessuna marmellata d’ananas può saziare. Niente può bastare all’uomo se non Dio stesso, un Dio che spera in noi ed è sempre qui ad attenderci.
Pensi alla giovane Liza (nei Fratelli Karamazov) che si immagina di crocifiggere un bambino innocente e mentre questi muore fra i tormenti lei gli sta davanti mangiando il suo dolce preferito, la marmellata d’ananas. Rispetto a questa scena la critica generalmente grida al mostro, al pervertito; in realtà - se ci pensiamo bene - quella è la nostra raffigurazione, è l’immagine del mondo cristiano che, davanti a Cristo bruciante d’amore e di dolore, non trova di meglio da chiedergli se non la “marmellata d’ananas”, le mille cose futili e meschine in cui quotidianamente riponiamo la nostra speranza. Ma - ed è proprio qui la grandezza, la “positività” di Dostoevskij - da questo abisso di male Cristo ci fa risorgere attraverso l’evidenza che noi, che abbiamo rifiutato Dio, siamo delle anime affamate, assetate, che nessuna marmellata d’ananas può saziare. Niente può bastare all’uomo se non Dio stesso, un Dio che spera in noi ed è sempre qui ad attenderci.

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